LA GINESTRA
 
La fioritura di questa pianta preannuncia, con colorazioni diverse, l’inizio della primavera e dell’autunno. In questi periodi dell’anno basta allontanarsi di poco dal centro abitato del nostro paese per trovare intere distese delle sue infiorescenze.
L’evoluzione del dialetto fallese ha portato a modificare il nome di questa tuberosa nel più comune “ciclamine”, mentre i più anziani sicuramente ricorderanno che non molto tempo fa essa veniva chiamata “spaccapijèttere” (letteralmente spacca piatti). Nessuno di detti anziani è stato però in grado di darmi spiegazioni esaurienti sul motivo di tale strano appellativo. Cercando di approfondire l’argomento ho scoperto che c’è un’erba nota come cedracca il cui nome volgare è “spaccapietre”. Si tratta di una felce che cresce nei terreni pietrosi e nei muri a secco e deve il suo nome, oltre al fatto che le sue radici provocano la frantumazione delle rocce in cui si insinuano, anche all’effetto curativo dei suoi decotti nei calcoli renali. L’ipotesi più plausibile (ma si tratta solo di un’ipotesi) è che si sia creata confusione tra la cedracca e il ciclamino, e che detta confusione sia stata ancor più accentuata dal termine pietre che, per assonanza con il nostro dialetto, è diventato “pijèttere” (piatti). Ulteriori suggerimenti sono, come sempre, ben accetti.
 
 

Cyclamen

Famiglia: Primulacee

Genere: Angiosperme

Distribuzione e habitat: Le specie del genere Cyclamen sono localizzate nelle zone attorno al bacino del Mediterraneo: varie regioni dell'Europa soprattutto meridionale, l'Asia occidentale e l'Africa boreale. La maggior concentrazione di specie si trova in Asia minore. L'habitat per le specie italiane dipende dalle zone in cui vivono: per le specie alpine sono i boschi ombrosi (misti a faggete), cespuglieti, luoghi erbosi su terreni leggeri, ma anche carpineti, querceti e betuleti; per le specie più a sud sono i boschi di leccete e caducifogli (come i castagneti).

Caratteristiche: le piante di ciclamino sono tutte basse erbacee a carattere cespitoso. La forma biologica prevalente è geofita bulbosa: sono piante il cui organo perennante è un bulbo, dal quale ad ogni nuova stagione nascono foglie e fiori tutti basali.

  • Foglie: sono unicamente basali a forme varie (cordiformi o reniformi) ma sempre indivise e con un lungo picciolo. La pagina superiore può essere macchiata variamente di bianco, mentre quella inferiore può presentare delle screziature rosseggianti in proseguimento del picciolo rossastro pure lui. A seconda della zona e della specie le foglie possono essere persistenti oppure no.
  • Fiori: l'infiorescenza è formata da fiori singoli (profumati o no), lungamente peduncolati.
    I colori della corolla possono essere lilla chiaro, violetto purpureo, bianco rosato o semplicemente bianco. Nelle specie coltivate spesso si possono avere dei fiori doppi (a doppi petali) con margini increspati, dentellati o crenulati di notevole effetto estetico.
  • Frutti: è una capsula sferica uniloculare deiscente. I semi contenuti nel frutto sono più o meno tondi con circa 1 – 2 mm di diametro; raggiungono la maturità dopo un anno dalla fioritura. I semi sono dispersi tra l'altro anche dalle formiche (dispersione mirmecoria le quali mangiano l'involucro e scartano il seme vero e proprio).

Utilizzo da parte dell'uomo: è una pianta velenosa (contiene una potente sostanza tossica, la ciclamina, un glucoside dall'effetto purgativo), ma proprio grazie a tale sostanza nell'antichità il ciclamino era usato come purgativo.

Cenni storici. Fu introdotto in Europa nel XVI secolo, e fu coltivato nei giardini botanici della Regina Elisabetta I d'Inghilterra. La Chiesa cattolica vi vedeva il simbolo del cuore di Maria che sanguina sulla terra, simbolismo ripreso dai pittori fiamminghi. Poco considerato nel XVIII secolo, è tornato in voga a partire dal XIX secolo. In Giappone, il ciclamino è il fiore sacro dell'amore.

 
 
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