Piccola Patria - Alessandro Rossetto -

di FRANCESCO CASTRACANE

guarde te intorno, guarde te intorno ...
Le strade non han piu lombria,
le piazze son posti di pena.
Nel grano so trovan più fiori,
y bozchi han perso la pace.
L'aqua, e l'aqua, e l'aqua,
e l'aqua, e l'aqua, e l'aqua,
l'aqua ze' morta, ze' morta, ze' morta,
ze' morta sta matina! Tutti lo sape!
van ma l'aqua, ma l'aqua, ma l'aqua
ze' morta, ze' morta, ...
L'aqua ze' morta, l'aqua ze' morta, dispera!
Guarde te intorno, guarde te intorno ...
Nel grano so trovan piu fiori,
y bozchi han perso la pace.
E l'aqua, e l'aqua, e l'aqua,
e l'aqua, e l'aqua, e l'aqua,
ze' morta!

Le piazze son posti di pena, come recita una strofa di una corale presente nel film “Piccola Patria” di Alessandro Rossetto. E partiamo dalla colonna sonora di questo lavoro, presentato al 70° Festival del Cinema di Venezia. Il regista ha utilizzato alcune delle composizioni del Maestro Bepi De Marzi, che mantenendo intatti i canoni classici dei cori di montagna li riempe di contenuti nuovi. Altre canzoni in veneto sono presenti nella colonna sonora, composte da una delle attrici del film, Maria Roveran. Per la cronaca, il maestro De Marzi, originario di Arzignano, nel 2010 è andato via dalla sua città natìa per protesta contro il sindaco leghista.
Le piazze son posti di pena, e questo film intende mostrarceli. Fin dal prologo, con una scena di prostituzione. E poi, subito dopo, superbe riprese aeree dei luoghi dove si svolge la storia. Dall'alto si vede bene ciò che poi vedremo dal basso. Un immenso sprawl, così come preconizzato dalla cultura Cyberpunk degli anni '80. Uno sviluppo indistinto di strade, raccordi, piccole fabbriche, pezzi di campagna, case, recinti, orti. Una immensa periferia urbana indistinta, che occupa terra agricola per trasformarla in spazi anonimi. Uno spazio fisico in crisi di identità, abitato da persone in crisi di identità, adoratori degli sghei.
La storia orbita attorno alla vita di due ragazze, Luisa e Renata, prigioniere in una soffocante realtà di provincia, che decidono di dare una svolta alle loro vite ricattando un conoscente con il quale intrattengono relazioni sessuali a pagamento. Ben presto la situazione sfuggirà loro di mano, rischiando di coinvolgere l'innocente fidanzato albanese di Luisa. Il regista le segue, muovendosi in un panorama orizzontale composto da muri di cinta, villette isolate, centri commerciali, strade a scorrimento veloce, capannoni abbandonati, terreni agricoli, recinzioni per animali, fattorie, ai quali si contrappone la verticalità esasperata di un moderno albergo con piscina dove le due ragazze lavorano come cameriere.
Per quasi tutto il film non accade nulla di particolare, e solo verso la fine la storia sembra prendere una direzione. Forse questo è uno dei limiti del film, ma forse ne è anche il senso profondo. Nelle provincie di solito non succede mai nulla di particolare, e i giorni sembrano scorrere tutti uguali immersi in un infinito presente. Anche qui non succede nulla di particolare, almeno all'apparenza. Il regista ha due retroterra altrettanto importanti: la laurea in antropologia e le precedenti esperienze nel documentario, e tutte e due questi elementi emergono prepotentemente nel film. Rossetto non è assolutamente interessato alla storia, ma ai rapporti fra le persone e l'ambiente nel quale sono inseriti e di come i luoghi possano influenzare la cultura dei soggetti che li abitano. Sembra quasi metterti di fronte ad uno studio etnologico.
Invece nelle modalità di descrizione di questi rapporti, si avvicina moltissimo agli stilemi del documentario. In tal senso il regista ha realizzato un grande lavoro. All'interno di tre eventi reali ha inserito gli attori, attuando un rimando fra finzione e realtà e mettendoli in rapporto dialogico tra di essi. E sono forse i momenti più interessanti del film: la manifestazione del gruppo indipendentista, la scuola di ballo e la Messa.
Molto interessante la fotografia, che per alcuni tratti sembra essere debitrice dell'estetica del Gus Vas Sant di “Elephant” e di “Paranoid Park” per quanto riguarda le immagini urbane e al Piavoli di “Pianeta Azzurro”, per invece le immagini di natura. Su questa ultima parte, il regista ha dichiarato di fare più riferimento alle immagini zanzottiane, e non c'è nulla da eccepire. Ispirarsi al grande poeta Andrea Zanzotto è indice di grande sensibilità.
Alcune ultime e sparse considerazioni sulle capacità recitative sia degli attori come delle attrici, che hanno mostrato notevole intensità e introspezione, probabilmente anche grazie al fatto di avere riscoperto il proprio dialetto. A mio parere male utilizzato il grande Giulio Brogi, in una parte piuttosto inutile rispetto alla struttura del film.
Chi si dovesse ritenere offeso dal fatto che questo film sia ambientato in Veneto, così come è successo per altre pellicole, deve piuttosto ragionare in termini di geografia culturale, e di come in questo caso il Veneto venga utilizzato come il paradigma attraverso il quale leggere dei fenomeni che ormai sono diventati universali.
In conclusione, per quanto il film sia opera di un regista esordiente nella fiction e sia piuttosto interessante, a mio parere questo lavoro ha dei limiti: un certo indugiare nell'estetismo, una lentezza in certi momenti un pò eccessiva e una assoluta mancanza di tensione che lo allontana dall'idea originaria di thriller per il quale questo lavoro era stato scritto. Ma dall'altra parte alcune sequenze, sopratutto quelle dall'alto associate alla colonna sonora, hanno un intenso potere di suggestione.

VOTO: 7

Titolo: Piccola Patria
Nazione: Italia
Anno: 2013
Durata: 111’
Regia: Alessandro Rossetto
Sceneggiatura: Alessandro Rossetto, Caterina Serra, Maurizio Braucci
Musiche: Alessandro Cellai, Paolo Segat, Maria Roveran
Fotografia: Daniel Mazza
Montaggio: Jacopo Quadri
Scenografia: Renza Mara Calabrese
Soggetto: Alessandro Rossetto, Caterina Serra
Cast: Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Diego Ribon, Lucia Mascino, Mirko Artuso, Nicoletta Maragno, Giulio Brogi
Produzione: Arsenali Medicei, Jump Cut
Distribuzione: Cinecittà Luce
Data di Uscita: Venezia 70°
10 Aprile 2014 (cinema)


Trama

Due ragazze, un'estate calda e soffocante, il desiderio di andare via da un piccolo paese di provincia. Luisa è piena di vita, disinibita, trasgressiva; Renata è oscura, arrabbiata, bisognosa d'amore. Le vite delle due giovani raccontano la storia di un ricatto, di un amore tradito, di una violenza subita: Luisa usa Bilal, il suo fidanzato albanese, Renata usa il corpo di Luisa per muovere i fili della propria vendetta. Entrambe vogliono lasciare la piccola comunità che le ha cresciute, tra feste di paese e raduni indipendentisti, famiglie sfinite e nuove generazioni di migranti presi di mira da chi si sente sempre minacciato. Luisa, Renata e Bilal rischieranno di perdersi, di perdere una parte preziosa di sé, di perdere chi amano, di perdere la vita.