LU LIETTE MIÈ ZI CHIEMME ARMANDO
Il tempo, si sa, è stato sempre tiranno.
Siamo sempre più convinti che in qualsiasi periodo storico l'uomo abbia vissuto, non ha mai avuto tempo sufficiente per fare ciò che desiderava senza doversi affannare. È anche vero però che molto del suo tempo è impiegato a risolvere il problema legato alla sopravvivenza. Il lavoro per guadagnarsi da vivere è stato sempre uno dei primari obiettivi sia del mondo degli animali che degli esseri umani. A tale regola naturalmente non si è mai sfuggito neppure al nostro paese dove si è sempre lavorato sia nelle campagne per trarne il profitto maggiore, sia nelle grandi città come emigranti.
In particolare, coloro che lavoravano la terra ed accudivano agli animali, erano costretti ad un ritmo di vita molto intenso che lasciava poco spazio ad altre attività. In alcuni casi non restava neppure il tempo necessario per svolgere le normali faccende domestiche che si rimandavano a momenti meno impegnativi che non c'erano quasi mai.
La frase sopra citata è quella che forse più di tante altre riassume tale condizione.
Fu pronunciata da una donna di Fallo in occasione di una disquisizione in merito alle faccende domestiche che non si riuscivano a sbrigare o che, secondo lei, non si volevano svolgere. Una di queste faccende era, a suo avviso, rifare il letto.
Non è dato sapere se la frase fosse stata pronunciata per celia o per far capire a chi doveva occuparsi del disbrigo di tale faccenda che non stava facendo il suo dovere, sta di fatto che la donna rivolgendosi alla sua conoscente pronunciò la mitica frase:
- Eh! A la casa nostre lu liette zi chiemme Armando, picchè nù, siccome nin tineme miè tiempe da rifàrele, l'arimmandame sempre. Quanna scime la matine da la case z'addummanname sempre: e lu liette? La risposte è sempre la stesse, arimmàndele. E cuscì, arimmànde auoje, arimmande dumane, lu liette ha cagnete nome, mò zi chiemme Armando. -
In italiano: - Eh! A casa nostra il letto si chiama Armando, perché, siccome non abbiamo mai tempo per rassettarlo, lo copriamo solamente. Quando al mattino usciamo di casa ci domandiamo sempre: e il letto? La risposta è sempre la stessa: copriamolo (arimmàndele in dialetto). E così, arimmànde oggi, arimmànde domani, il letto ha cambiato nome e ora si chiama Armando.
Ma ancora più arguta fu la risposta dell'altra donna che, con grande prontezza di spirito, rispose: - Eh! Lu nome di lu liette miè è pure chiù difficile: zi chiemme Artìre, picchè nmece d'arimmandàrele l'aritirieme. Aritire, aritire! -
In italiano: - Eh! Il nome del mio letto è ancora più difficile: si chiama Artire perché invece di coprirlo (arimmandàrle) lo "ritiriamo" (inteso nel senso di rassettarlo alla meglio: aritiriè in dialetto). -
 
GNA' DICETTE CULLE...