LA BISCIA
Il serpente è stato da sempre nell'immaginario collettivo un animale legato a qualcosa di detestabile da tenere a debita distanza. A Fallo questa regola non è da meno anzi è forse molto più sentita soprattutto perché non esiste una netta distinzione fra i vari tipi di serpente: tutti i rettili (tranne forse la tartaruga, la lucertola e il ramarro) sono accomunati con l'unico appellativo di "serpe". Così, il mito orbettino e la velenosa vipera poiché facenti parte di un'unica specie, spesso sono confusi l'uno con l'altra. Entrambi sono quindi pericolosi e vanno, per questo motivo, soppressi.
Nel nostro paese, come in quasi tutto l'Abruzzo, si narrano moltissime vicende legate ai serpenti, vicende che spesso sfiorano la leggenda. In una società contadina come quella di Fallo il contatto con la natura e con gli animali era, fino a qualche tempo fa, cosa abbastanza comune e per questo, narrare di aver veduto un "Cervone" era, soprattutto per gli anziani, motivo di vanto. Tale tipo di serpente esiste effettivamente in natura, ma dalla società contadina la sua apparizione era considerata eccezionale forse perché "'na serpe nchi li corne è come lu diàvvele" (un serpente con le corna è come il demonio). In effetti, il Cervone altro non è che una grossa biscia e deve il suo nome al fatto che i pastori quando la incontravano mentre incominciava a cambiare pelle, scambiavano per corna la vecchia cute della bocca rivoltata sulla nuca.
Il Cervone è inoltre chiamato anche "'mpastoravacche" (letteralmente impastoia mucche) o "serpa lattarole" (serpente del latte) nome derivato da una credenza popolare, priva peraltro d'ogni riscontro reale, per la quale i Cervoni sarebbero ghiottissimi di latte, e "per ottenerlo si attaccherebbero addirittura alle mammelle delle mucche e delle capre".
A tale proposito, nel nostro paese, si raccontano, spesso con dovizia di particolari, vicende legate a puerpere gonfie di latte che, ipnotizzate nel letto da serpenti arrampicatisi su per le scale e giunti fino a loro, erano "depredate" del latte destinato al neonato. Tali racconti erano spesso narrati nelle sere invernali intorno al camino agli attentissimi bambini che così imparavano a loro volta ad odiare questi affascinanti ed interessantissimi animali.
 
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