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CAPITOLO PRIMO

- Ricordando il passato -

Sono nato l'8 settembre del 1929 a Fallo, un piccolo paese nella provincia di Chieti, situato su una collina della valle del Sangro fra il paese di Quadri e quello di Villa S.Maria. Si trova a circa 570 metri sul livello del mare, sulle pendici delle montagne dell'Appennino centrale. Originariamente il paese era situato su una collina nei pressi, il Colle S.Nicola, comunemente chiamato "Fallo Vecchio". Le rovine di alcune mura dell'antico insediamento erano ancora visibili quando io ero a Fallo. Secondo la leggenda, il villaggio fu abbandonato a causa di un'invasione di formiche e riedificato in seguito nella sua attuale posizione. Il nome Fallo deriva probabilmente dal termine latino "faldus" (collina) con ovvio riferimento alla sua posizione fisica. Secondo Giulio Di Nicola ("Paesi d'Abruzzo" 2° ediz. Eco, 1977) Fallo già esisteva nell'anno 1000 ed il Vescovo di Chieti visitava Faldus periodicamente già nei primi del 1200. In seguito il villaggio divenne parte dei possedimenti feudali della famiglia Caldora nei secoli XIV e XV. Alcune rovine della fortezza dei Caldora erano ancora visibili quando io ero a Fallo durante la mia fanciullezza e l'adolescenza. I Signorotti feudali della regione cambiavano spesso e si susseguivano a seconda degli esiti alterni delle rappresaglie fra la Casa Francese degli Angiò e quella Spagnola degli Aragonesi. Fin dai primi tempi, gli

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abitanti di Fallo (32 famiglie nel 1532, 49 famiglie nel 1562 e circa 500 persone nel primo 1800) erano sostanzialmente dei contadini spesso al servizio di feudatari. Nel 1927-28 Fallo fu amministrativamente aggregato alla più popolosa Civitaluparella e non riguadagnò la propria indipendenza che nel 1963, quando divenne un Comune autonomo. L'ubicazione geografica di Fallo consentiva la coltivazione di ulivi e viti nella zona che degrada verso valle, e quella di grano, patate, mais e fieno nella zona verso i colli.

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Eravamo soliti avere tanta neve durante l'inverno, ma il freddo non era mai crudele. Il gelo, quando arrivava, era alquanto clemente e limitato alla sola superficie della neve ed a qualche pozzanghera. A volte i ghiaccioli scintillanti pendevano dai bordi esterni dei tetti. Il fiume non gelava mai. Le primavere erano lunghe e piovose. In questo periodo gli alberi da frutto in fiore, le abbondanti ginestre ed i fiori erano coloratissimi e pieni di fragranze.

Nel 1940 non c'erano automobili nel paese, e solo poche di esse percorrevano il villaggio attraverso la "via nuova" che a nord conduceva a Civitaluparella e a sud al "bivio" ossia una sorta di congiunzione con la strada provinciale che collegava con Castel di