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Ero affascinato da "Vucceria", il luogo del mercato con le sue centinaia di odori, il chiasso dei venditori, le tinozze di pesce fresco, gli enormi pesci-spada o tonni sui tavoli di marmo, le casse di pesce adagiate su letti di erbe marine. Ero ebbro di queste esperienze e diventavo sempre più conscio delle amenità della vita della città.

Nel maggio del 1940, mio padre venne a Palermo per salutarmi prima di recarsi negli Stati Uniti dove stava andando per lavorare nel Padiglione italiano della Fiera del Mondo di New York. Un mese dopo scoppiò la guerra fra Italia ed Inghilterra. C'era uno stato di tensione ovunque. Presto gli aerei inglesi di ricognizione, provenienti da Malta, presero a sorvolare regolarmente i cieli di Palermo. In due circostanze, gli aerei italiani di difesa aprirono il fuoco con artiglieria antiaerea che era stata piazzata sulla sommità di alcuni edifici vicino al porto. Era la fine dell'anno scolastico e, poiché la città rischiava di divenire un probabile obiettivo di bombardamento, la mia famiglia decise che per me sarebbe stato più sicuro tornare a Fallo. Così nell'estate del 1940 tornai a vivere a Fallo.

 

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CAPITOLO SETTIMO

- E l'uomo creò morte -

Come tutti i ragazzi di un piccolo paese, dovetti andare a continuare gli studi in una città dotata di Liceo e così svolsi il mio secondo anno di scuola presso l'Umberto I di Lanciano nel 1940-41.

Presi alloggio presso una famiglia in un confortevole appartamento vicino al campo di calcio. Eravamo in cinque di noi e dormivamo in tre stanze. Gli altri quattro studenti, come me, venivano da piccoli abitati dei dintorni. L'ambiente era un po' rumoroso ma confortevole e pulito. Sviluppammo presto un senso di cameratismo ed andammo avanti bene. C'erano anche altri studenti di Fallo che vivevano in altre zone di Lanciano, ed occasionalmente ci incontravamo. Di solito andavamo a Fallo per i giorni di festa, per le vacanze scolastiche o per visite occasionali. A quei tempi, il lento treno della Sangritana, che fermava a tutte le stazioni, impiegava un'ora o un'ora e mezza da Lanciano a Fallo.

La famiglia che mi ospitava, un'anziana e gentile coppia con un'attempata figlia nubile, forniva a tutti noi tre pasti al giorno, due dei quali venivano consumati tutti assieme al tavolo di un'ampia cucina. Il cibo era fatto in casa e molto buono, benché occasionalmente scarso