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Era anche un bravo narratore di storie. Apprezzavo molto le poche occasioni in cui rimanevamo soli davanti al camino e lui mi descriveva la vita di Parigi dove era stato a lavorare nei primissimi anni del secolo. La sua morte mi rattristò moltissimo, soprattutto perché mi trovavo lontano in Sicilia. Non avevo più i nonni materni con i quali avevo vissuto.

Ero a Corleone quando Mussolini e la sua amante Claretta Petacci furono uccisi a Milano nel 1945. Ero cresciuto durante il periodo Fascista ed avevo goduto dei tanti programmi per la gioventù sponsorizzati dal governo. Tuttavia capivo che Mussolini era stato un dittatore e che aveva trascinato l'Italia in una guerra disastrosa. Provai un senso di tristezza per la morte violenta di un uomo che aveva comunque tentato di dare all'Italia una certa dignità. Ero a Corleone quando Roosevelt morì e quando più tardi fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaky. Ero lontano dal potere distruttivo di questa nuova arma, ma la guerra era finalmente finita. I due anni trascorsi a Corleone furono accademicamente molto importanti per me. Avevo cominciato a leggere moltissimo e ad esplorare il mondo letterario che i nostri insegnanti ci illustravano. Stavo anche attraversando quel periodo della crescita in cui il mondo della fantasia e della letteratura comincia a concretizzarsi nella vita di tutti i giorni attraverso i modi più disparati. Correlavo i fantasiosi personaggi dei libri con le caratteristiche che ravvisavo nelle persone di tutti i giorni.

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CAPITOLO NONO

- Il prezzo doloroso della speranza -

Lasciai Corleone nell'estate del 1946 e tornai a Fallo. Per terminare i miei studi, dovetti andare a Lanciano dove completai il quinto anno di Ginnasio. Nel corso dell'anno accademico 1946-47, mia madre ed io vivevamo in una stanza in affitto in Via Garibaldi. Nel frattempo cominciammo a ricevere lettere da mio padre che ci venivano spedite dalla Croce Rossa Svizzera. Mio padre cominciò anche a spedirci dei pacchi appena il servizio postale dagli Stati Uniti fu ripristinato. Ci inviava articoli come scarpe, vestiti, sapone, lamette da barba, maglie, zucchero, caffè, cioccolata, una giacca di pelle e tante altre cose che noi gradivamo moltissimo. Erano cose che in quei tempi non erano neppure reperibili in Italia o estremamente costose.

La nostra stanza era in un vecchio edificio della zona antica di Lanciano. Era adiacente al Collegio femminile, un istituto privato, gestito da monache severe. Le ragazze dell'istituto frequentavano la scuola con noi, ma indossavano uniformi ed erano sempre accompagnate e ricondotte da una suora. Non era loro consentito di intrattenere rapporti con i ragazzi fuori dalla scuola.