La fioritura di questa pianta preannuncia, con colorazioni diverse, l’inizio della primavera e dell’autunno. In questi periodi dell’anno basta allontanarsi di poco dal centro abitato del nostro paese per trovare intere distese delle sue infiorescenze.
L’evoluzione del dialetto fallese ha portato a modificare il nome di questa tuberosa nel più comune “ciclamine”, mentre i più anziani sicuramente ricorderanno che non molto tempo fa essa veniva chiamata “spaccapijèttere” (letteralmente spacca piatti). Nessuno di detti anziani è stato però in grado di darmi spiegazioni esaurienti sul motivo di tale strano appellativo. Cercando di approfondire l’argomento ho scoperto che c’è un’erba nota come cedracca il cui nome volgare è “spaccapietre”. Si tratta di una felce che cresce nei terreni pietrosi e nei muri a secco e deve il suo nome, oltre al fatto che le sue radici provocano la frantumazione delle rocce in cui si insinuano, anche all’effetto curativo dei suoi decotti nei calcoli renali. L’ipotesi più plausibile (ma si tratta solo di un’ipotesi) è che si sia creata confusione tra la cedracca e il ciclamino, e che detta confusione sia stata ancor più accentuata dal termine pietre che, per assonanza con il nostro dialetto, è diventato “pijèttere” (piatti). Ulteriori suggerimenti sono, come sempre, ben accetti.
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