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affrontati e problematizzati in Tramonto della mezzadria, sullo spopolamento dei poderi di campagna, e Il pregiudizio sociale, inchiesta televisiva dedicata al celeberrimo Palio. Negli stessi anni germoglia e (si) alimenta la sua vocazione all’insegnamento, tramite una serie di trasmissioni radiofoniche sul cinema (Terzo Programma, 1964) e un ciclo di lezioni sul neorealismo italiano al Consorzio Toscano per le attività cinematografiche (e altri corsi negli anni seguenti). L’interesse per il "nuovo cinema italiano" si era peraltro già concretizzata nella pubblicazione di un volume omonimo, e cosa più importante, nella consapevolezza che questo movimento ha saputo essere «storia del presente, come visione storica dell’individuo e della società in cui esso vive». Sulla stessa falsariga darà alle stampe un volume su Luchino Visconti (1964) e uno su Francesco Rosi (1965). Nel frattempo prosegue, tra mille difficoltà e impedimenti, soprattutto legati ai finanziamenti e alle produzioni, la sua attività di documentarista e regista di corti. A tutti gli anni sessanta riesce a portare a termine un’ottantina di opere. Esempio notevole può essere Le streghe a Pachino (1965), inchiesta sul silenzio di una Sicilia affetta da incurabile e assurda omertà mafiosa. Dopo una manciata di altri documentari sull’isola, è la volta di alcuni lavori svolti per una casa indipendente di sinistra, che utilizza il prodotto audiovisivo a fini di propaganda politica. È in questo frangente che Cesare Zavattini propone a Ferrara di partecipare a un progetto collettivo «che si propone[va] di fare assumere alla macchina la funzione di mezzo rivelatore e indagatore della realtà». A proposito di quest’ esperienza, Ferrara dichiarerà:

« Prima de I misteri di Roma… avevo un concetto che mi faceva credere all’immobilità della macchina da presa di fronte a una scena da girare…. Con Zavattini il concetto diventa il seguente: liberiamo la macchina da presa dal cavalletto perché essa è come un testimone che sta nel reale, che vive la realtà partecipandovi e muovendosi dentro ai fatti… Ergo, macchina a mano. »

Il Cine 2000

Nel 1969 fonda la cooperativa Cine 2000 per promuovere e produrre opere altrimenti bloccate dai condizionamenti dell’industria. È anche l’anno del primo lungometraggio, Il sasso in bocca, opera innovativa sulla nascita e lo sviluppo del potere mafioso in Italia, ottenuta mescolando immagini di repertorio a ricostruzioni, senza che queste ultime prendano il sopravvento. Tradendo le regole dei più consueti film di finzione, Ferrara priva la vicenda di un vero e proprio personaggio protagonista, facendo sì, attraverso un montaggio ordinato ma accumulatorio, che i collegamenti e i "messaggi", se così possiamo chiamarli, derivino direttamente dalle immagini.

Nel 1975 è la volta di Faccia di spia, dove l’amalgama tra fiction e documentario è meno evidente e sottolineato, a favore della prima forma. Con l’aiuto (ed è la prima volta in Ferrara) e l’ausilio del "nome famoso" se non proprio del "divo", Ferrara ricostruisce vari e variegati avvenimenti storici (il "suicidio" Pinelli, il colpo di Stato in Cile, l’omicidio Kennedy) tutti accomunati, secondo il regista, dall’intervento "criminale" della CIA, le cui leggi, osano gli autori, "sono quelle della mafia". Nonostante ciò il persistente utilizzo della macchina a mano sembra essere «segno evidente che Faccia di spia assolve, anche nelle fasi di ricostruzioni di fatti in teatro di posa, la sua sostanziale funzione di documento».

All’interno del film ha spazio fra le altre la figura di Alessandro Panagulis, eroe nazionale greco ucciso dal "regime dei colonnelli", protagonista assoluto del successivo film di Ferrara. In Panagulis zei (Panagulis vive, 1977), infatti, l’equilibrio tra fiction e documentario si rompe definitivamente, poiché il film è strutturato secondo la forma consueta del plot d’invenzione, intervallato e puntellato da quelli che appaiono e sono fatti passare come documenti reali, ma che in realtà ne sono un'imitazione.

Con Cento giorni a Palermo, Ferrara torna a parlare direttamente di mafia, occupandosi dell’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, avvenuto a soli cento giorni, appunto, dal