E SI NIN ZIA MA' CHELLE LA 'ALLINE D'OVE N'HA FATTE DDU?
La parsimonia tramandata di generazione in generazione perché "nin zi pò mai sapè" (non si può mai sapere) e la fame atavica dovuta alle ristrettezze economiche causate dal lavoro della terra non sempre generosa, sono le protagoniste di quest'aneddoto certamente divertente, ma anche molto amaro.
In tempi in cui appunto la terra e gli animali da cortile erano gli unici sostentamenti per una famiglia, era difficile sbarcare il lunario soprattutto se in casa c'erano bambini piccoli che avevano bisogno, giustamente, di tutte le attenzioni del caso.
La gestione delle finanze della casa era naturalmente affidata alla donna che doveva nel miglior modo possibile accontentare tutti e trarre, ove possibile, anche qualche guadagno.
L'impresa diventava più complicata man mano che cresceva il numero dei figli piccoli non ancora in grado di lavorare e spesso la buona massaia era costretta ad accontentare a turno uno dei bambini penalizzando nel frattempo gli altri.
Nella nostra storia i piccoli da accontentare erano quattro e "l'ultimo della fila" era costretto ad attendere almeno tre giorni prima di potere mettere qualcosa di più sostanzioso nello stomaco. E cosa c'era a quei tempi di più sostanzioso di un uovo fresco? È anche vero che le galline non mancavano, ma la maggior parte delle uova, come sopra accennato, erano destinate alla vendita, quindi solo un uovo al giorno poteva essere messo a disposizione della comunità.
Ovviamente i grandi erano indaffaratissimi nel lavoro dei campi e ad accudire gli animali, per questo spesso ai figli più grandi era demandato il compito di occuparsi dei più piccoli lasciando loro varie incombenze tra cui anche quella di nutrirli.
In un periodo in cui le uova scarseggiavano perché le galline non avevano compiuto il loro dovere, toccò proprio a "l'ultimo della fila" badare al più piccolo della famiglia. In base alle "indagini" fatte la sera precedente (attintenne la 'alline), la madre sapeva che l'animale il mattino avrebbe dovuto fare un uovo perciò raccomandò al bambino, una volta giunta l'ora del pasto, di recarsi alla stalla, a prenderlo per darlo da bere al piccolo.
Il ragazzino probabilmente già con l'acquolina in bocca ed affamato ascoltò con attenzione tutte le istruzioni impartite dalla madre, poi, con voce quasi tremante e spalancando gli occhi pronunciò la famosa frase: "E si nin zia ma' chelle la 'alline d'ove n'ha fatte ddù?" (e se non sia mai la gallina di uova ne ha fatto due?)
Non è dato sapere come reagì la donna a tale frase, ma una cosa è certa: ancora oggi alcune volte è usata per indicare una speranza che già si sa che rimarrà delusa.
 
GNA' DICETTE CULLE...