CRECHE CA A ME MONNE FACETTE PRIME LI TRIGLIE E PÒ L'UOCCHIE

La frase sopra citata nasce da un equivoco o, meglio, dall'errata interpretazione del testo di una canzoncina molto in voga alla fine degli anni trenta. La canzone in questione è la famosa "La piccinina" di Mario Panzeri e Eldo Di Lazzaro del 1939 ed è una specie di marcetta molto orecchiabile come quasi tutte le canzoni dell'epoca. Il ritornello di tale canzone recitava:

Oh, bella piccinina
che passi ogni mattina
sgambettando lieta tra la gente
canticchiando sempre allegramente.
Oh, bella piccinina
sei tanto birichina
che diventi rossa rossa
se qualcuno là per là,
dolce una frase ti bisbiglia,
ti fa l'occhiolin di triglia,
ti saluta e se ne và.
 
Erano tempi in cui non tutti possedevano il grammofono ed i più "fortunati" potevano vantarsi di avere una radio in casa, la quale radio non sempre emetteva suoni compatibili con l'orecchio umano. Era quindi facile mal interpretare il testo di una canzone soprattutto se inframmezzata da scricchiolii e rumori di fondo ed è per questo che probabilmente la frase "ti fa l'occhiolin di triglia ti saluta e se ne và", all'orecchio dell'ascoltatore, anzi, dell'ascoltatrice, divenne "ti fa gli occhi e poi ti triglia ti saluta e se ne và". È noto che il termine dialettale "triglie" si riferisce alle rughe ed è quindi facile nel contesto della frase scambiare la "triglia" pesce con la "triglie" ruga trasformando così la locuzione in "ti fa gli occhi e poi le rughe eccetera".
Erano anni duri e, soprattutto nei paesi, la vita non regalava nulla. I problemi quotidiani, i figli da accudire, il duro lavoro dei campi portava ad un invecchiamento precoce della popolazione che prematuramente incanutiva ed invecchiava. E fu proprio una di queste persone ancora trentenne ma già con qualche filo d'argento nei capelli e diverse rughe sul viso che, male interpretando il testo della canzone sopra citata, pronunciò la frase "creche ca a me monne facette prime li triglie e po' l'uocchie" (credo che a me fecero prima le rughe e poi gli occhi).
Una cosa è certa: nonostante le difficoltà ed i problemi quotidiani alla persona che pronunciò la frase non mancava certamente il senso dell'umorismo.
 
GNA' DICETTE CULLE...