TU A L'AMERICHE MI CIÀ DÀ PURTÀ SÙBBETE!
Tra i vari aneddoti narrati a Fallo a proposito di matrimoni combinati (per interesse economico o per sfuggire ad una vita di disagi) quello che segue è senz'altro uno dei più conosciuti.
La protagonista della vicenda è una certa Sofia (Zufìe in dialetto) la quale, oltrepassata abbondantemente la soglia dell'età da marito acconsentì, non si sa se per forza o per ragione, a sposarsi.
Probabilmente la ricerca del consorte per la ragazza dovette risultare piuttosto difficile perché forse, esauriti tutti i possibili candidati a Fallo e nei paesi limitrofi, le ricerche approdarono sull'altra sponda dell'Oceano, nel Nuovo Continente così ricco di speranze e di emigranti pronti a mettere su una famiglia.
Come sempre accadeva in questi casi, il futuro sposo, dopo una lunga serie di trattative condotte non si sa bene da quale intermediario, partì dall'America per venire a conoscere finalmente la futura sposa.
Sicuramente i preparativi per l'evento cominciarono parecchi mesi prima del suo arrivo e certamente la famiglia della sposa non badò a spese né lesinò le proprie gentilezze per far bella figura con quello che sarebbe poi dovuto diventare il marito della loro figlia. Secondo le migliori tradizioni fallesi per l'occasione fu preparato un pranzo luculliano al termine del quale la famiglia, tutta riunita, cominciò a prendere accordi per il prossimo fidanzamento ed il futuro matrimonio.
La ragazza, certamente frastornata da tante novità, ma forse soprattutto consapevole del fatto che si stava decidendo del suo futuro, dimostrò fin dalla mattina un certo nervosismo e, nel momento in cui s'intavolò la discussione sui preparativi da fare, iniziò a giocherellare nervosamente con il coltello rimasto sul tavolo.
Il suo nervosismo crebbe ancora di più quando si rese conto che il futuro marito, sicuramente per problemi puramente burocratici, non aveva, almeno per il momento, intenzione di condurla con sé in America.
La giovane, forse delusa o preoccupata di vedere così sfumati i suoi sogni, improvvisamente, sempre impugnando il coltello, si rivolse in tono minaccioso al futuro marito con la frase: "None, tu a L'Americhe, mi cià da purtà sùbbete!" (No, tu in America, mi ci devi portare subito!).
Ciò che avvenne dopo si perde, come sempre, nelle nebbie del tempo, sembra però che il futuro marito di fronte a tale minaccia abbia cambiato di colore, passando dal roseo rilassato al bianco spaventato e che, dopo essersi congedato in fretta e furia dalla famiglia, fosse scomparso senza dare più sue notizie.
Il matrimonio, ovviamente, andò a monte, ma ancora oggi, quando qualcuno giocherella con una qualsiasi "arma da taglio" si è solito ammonirlo con le parole: "Fèrmete nchi 'su curtielle, ca mi piere Zufìe!" (Fermati con quel coltello chè mi sembri Sofìa!).
 
GNA' DICETTE CULLE...