LA FESTA DEI BANDERESI

FONTE: "ATTRAVERSO L'ITALIA" (TOURING CLUB ITALIANO)

 

Narrano le antiche cronache che nel 1300, nel clima delle animosità partigiane che in Abruzzo come altrove spingevano Comune contro Comune, Bucchianico, centro contadino non concesse il feudo, ma appartenente con le sue libertà al demanio regio, ebbe a scontrarsi con i potenti chietini, più forti e meglio armati. Le milizie di Chieti avevano ormai stretto d'assedio Bucchianico e si erano schierati, minacciosi, lungo la valle del fiume Alento. Contadini ed artigiani bucchianesi, ormai senza speranza, si ricoverarono all'interno delle mura presso il castello, abbandonando la campagna e i casolari, e si affidarono al Sergentiere che fungeva da comandante delle milizie paesane. Nelle mura portarono le loro vettovaglie su carri trainati da buoi, mentre le donne sottrassero il grano al nemico trasportandolo in canestri eretti sul capo. In questa occasione gli uomini portavano ai fianchi bande rosse e azzurre, colori della città, e furono da ciò chiamati per i secoli futuri Banderesi. Già allora i bucchianichesi avevano per loro protettore Sant'Urbano, forse da identificare, almeno nella tradizione leggendaria locale con il papa Urbano I, che resse la sede apostolica dal 222 al 230. Il Santo apparve in sogno al disperato Sergentiere e gli indicò lo stratagemma con il quale avrebbe stornato l'assalto delle schiere teatine. Secondo quanto gli era stato rivelato, il Sergentiere raccolse i contadini, li armò con corazze, li fece ornare con pennacchi variopinti e, così addobbati, gli improvvisati difensori del comune presero a correre lungo i camminamenti delle mura, muovendosi a serpentina ("ciammaichella"). I chietini furono abilmente ingannati, perché credettero che Bucchianico fosse difesa validamente da un gran numero di militi. Lasciarono quindi il territorio.

La festa dei Banderesi, che va dalla domenica precedente il 23 maggio fino al 26, è commemorazione di questo episodio e si celebrava già nel XVI secolo, secondo le informazioni antiche. Il cerimoniale è diretto dal Sergentiere, carica che viene ereditariamente confermata da secoli ai primogeniti della famiglia Tatasciore, che si vuole continui la linea del trecentesco difensore della città. Il Banderese rappresenta invece il personaggio che fece da portavoce del popolo presso il Sergentiere e coordinò con lui la difesa. È sempre un bucchianichese abitante fuori del centro, nella campagna, è sorteggiato fra i campagnoli e, nel corso dei lavori agricoli, ospita il popolo nelle feste da ballo.

Nella domenica precedente il 23 maggio sfilano, a memoria delle masserizie asportate dalla città, i quattro carri del Pane, del Vino del Letto e della Legna. Il carro del Pane trasporta pani sacrali a forma di croce e di tarallo, preparati dalle donne. Sul carro del Vino sono poste grandi botti piene del vino che sarà consumato durante la festa e nelle sfilate, mentre il carro del Letto trasporta il grande letto completo di biancheria che sarà usato dal Banderese nei giorni durante i quali dovrà restare a Bucchianico. Sul carro della Legna sono ammassate le fascine da usare per le cucine. I quattro carri sono preceduti da fanciulle in costume che reggono sul capo variopinti canestri infiorati carichi di dolci e di doni che saranno offerti al Banderese. Entrano nel corteo la bandiera e lo stendardo, la prima rossa, il secondo azzurro, ed essi, giostrati dai portatori, non dovranno mai cadere, determinando, in caso di caduta, cattivo augurio. I partecipanti vestono il pennacchio, un mazzo di festoni di piume colorate, e le bande rosso-azzurro cinte al di sopra del costume.

Il 23 maggio i Banderesi ricevono dal Sergentiere un piccolo fascio di garofani, basilico e lillà (il "mazzetto"), simbolo di amicizia. Punto centrale della commemorazione è la "ciammaichella".

Nei giorni di festa i Banderesi capeggiati dal Sergentiere, percorrono la piazza del paese con movimenti trasversali e paralleli a schema serpentino. Gli uomini, poi, percorrono, eseguendo i movimenti della "ciammaichella", tutte le strade del paese per nove volte, in doppia fila, recando nella seconda serie di tre giri un cero votivo e issando la bandiera e lo stendardo nella terza serie.

Il 24 maggio il corteo entra nella chiesa di Sant'Urbano, si inginocchia dinanzi al reliquiario del santo, esce dalla porta opposta, per rientrare e compiere la stessa operazione.

 
Tradizioni popolari abruzzesi