PELLEGRINAGGIO A RIONERO

Coloro che giungono a Fallo dalla A1 (ROMA - NAPOLI), imboccano la superstrada che li porta fino a S. Angelo del Pesco. Alla fine della salita di tale superstrada, sulla destra, è visibile un paese arroccato sulla cima di un colle: è Rionero Sannitico. Forse non tutti lo sanno, ma il paese è stato, per anni (anche dopo la fine dell'ultimo conflitto mondiale), meta di pellegrinaggio da parte degli abitanti di Fallo.

Si partiva il mattino all'alba e si tornava il giorno successivo. Chi poteva permetterselo andava in carrozza, gli altri, a dorso di mulo o di somaro. Molti erano quelli che s'incamminavano a piedi. Quando non c'era ancora il treno, si percorreva la strada per Castel di Sangro e poi si saliva fino a Rionero (in tutto erano circa trenta chilometri). Si pernottava presso conoscenti o ci si arrangiava a dormire nei fienili.

Con la costruzione della ferrovia, il pellegrinaggio diventò meno faticoso, ma non per questo meno sentito. Un anziano del paese mi diceva: - A lu Ruvinire ci zi ive pi la devozione a Sante Mariane - (a Rionero ci si andava per la devozione a San Mariano).

Si racconta che il Santo, in un periodo di gran siccità, trovandosi di passaggio nel paese, non solo fece piovere, ma addirittura fece sgorgare una sorgente. E, infatti, è proprio per l'acqua che ci si andava: per evitare la siccità, flagello per la campagna. Si portavano le bottiglie da riempire e poi, tornati a Fallo, si donavano a parenti ed amici come buon auspicio. Alcuni portavano addirittura l'acqua miracolosa nei campi.

Non so se adesso San Mariano sia ancora festeggiato, di sicuro so che, allora, la festa ricorreva nel mese d'aprile e, come in tutte le feste patronali, la statua del Santo era portata in processione per il paese. La fonte con l'acqua miracolosa si trova fuori del paese in una zona adesso edificata con nuove abitazioni ed è proprio lì che i pellegrini si recavano prima di riprendere la strada del ritorno.

Ora che a Fallo non si vive più d'agricoltura, ci si preoccupa poco se piova o no. I pochi che ancora coltivano l'orto hanno trovato sistemi notevolmente più pratici ed efficaci per irrigare. L'orto rimane, in ogni modo, una delle colture più difficili da accudire. Non a caso un vecchio detto recita: pi l'uorte ci vò n'ome vive e n'ome muorte - (per l'orto ci vuole un uomo vivo e un uomo morto) nel senso che una persona sola non è sufficiente per la sua cura e l'uomo vivo deve sostituire quello morto per la fatica.

San Mariano può anche metterci l'acqua, ma il lavoro devi in ogni caso mettercelo tu.

 
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