Sono talmente tante in Abruzzo le feste e le tradizioni legate al mese di maggio che sarebbe veramente difficile elencarle tutte. Di seguito ne riportiamo solo alcune (tratte dal libro di Gennaro Finamore "CREDENZE USI E COSTUMI ABRUZZESI") legate al primo giorno di questo mese e che, a nostro avviso, le riassumono un po' tutte. Buona lettura!

IL PRIMO MAGGIO

Nelle prime ore del mattino, una brigatella di cantori e suonatori di cembali (tamburelli) é preceduta da uno, che, sospesa a una canna, porta una ghirlanda formata da mazzolini di fiori, spighe di orzo e di grano, baccelli di fave, ciliege ed altre primizie. I cantori ed i suonatori portano chi una pentolina (per l'olio), chi una bisaccia, chi un paniere, chi una cesta. Dopo la cantata augurale fatta davanti la casa dei "padroni", offrono un mazzolino della ghirlanda, e in cambio ricevono cose da mangiare come legumi, grano, olio etc., che mettono in quei recipienti. La qualità e la grandezza dei mazzolini sono, com'é naturale, in proporzione della qualità della casa e della mancia che si ha da coloro ai quali si canta il Maggio (S. Giovanni Lipioni).

A un ramo d'albero, chiamato il "Maggio", appendono fiori e frutta, e, preceduti da quello, vanno in giro per il paese. Quanto di meglio raccolgono dalla generosità di chi ha l'omaggio dei loro canti, appendono al ramo stesso (Monteferrante).

I poveri, chiedendo ai "camparuoli" ju cutemajje, cantano:

Ju cutemajj' é ffióre de l'Ascénze:
L'orz' á spicháte, e le grane mo' cheménze.

Questo distico é ripetuto sempre al principio del canto. Il resto varia, secondo che la persona alla quale si canta possiede cavalli, vacche, pecore etc. esempio:

Ju cutemajj' é ffíóre d'ju quavajje (cavallo):
'Gnora patrona, damm' ju cutemajje (Pescocostanzo).

Anche a Palena si usava andare cantando il Maggio, ju Majje-majjocche, nelle prime ore del primo del mese. Suonatori e cantori muniti di bisacce, di ceste etc., menavano per il paese un asino, cavalcato da un fantoccio, tutto coperto di fiori, che figurava Maggio. Ora l'usanza non c'é più, e dicono che non fosse antica, ma messa su da un poeta volgare, vissuto nella prima metà di questo secolo. Ad ogni modo, il poeta volgare non inventava nulla di sua iniziativa, ché, nella stessa nostra regione, come si é visto l'usanza é antica e vive ancora.

In molti comuni della nostra regione (Teramo, Lanciano, Castiglione a Casauria, Avezzano....) la burla del pesce d'aprile ha luogo, come da per tutto, il dì primo di aprile. In altri invece (Chieti, Fara Filiorum Petri, Ari, Torricella Peligna, Popoli, Pietracamela), l'usanza é rimessa al primo di maggio. Finti inviti, chiamate urgentissime a ore spostate, richiesta di cose impossibili o immaginarie, notizie paradossali etc., sono la solita materia di scherzo con cui si prende la baia dei semplici e qualche volta delle persone più caute e meno tolleranti delle burle.

Nella mattina del primo di Maggio, chi al far del giorno va in campagna, vede il cervone (serpente), come nella mattina dell'Ascensione (Lanciano). A Vasto, invece, si crede che il cervone lo veda chi esce in campagna all'alba del dì della Maddalena (22 luglio). Per non vedere i serpi - il cervone (Lanciano) - in tutto l'anno, bisogna mangiare tre fichi secchi o dell'uva (Atri). Altrove dicono che i fichi devono essere nove. La prima volta che una donna, in quel dì, si affaccia alla finestra o alla porta di casa, se vede un uomo non avrà a temere dei serpi nel corso dell'anno; ma sarebbe il contrario se vedesse una donna (Gessopalena, Lanciano, Ortona...).

Cibo di rito, nel calendimaggio, é una minestra formata di ogne sorta - nove sorta - di legumi e cereali, detta lessame (Gessopalena), lessagna (Guardiagrele), lessiéma (Chieti), virtú o cucina (Campli, Teramo, Pietracamela), virtute (Montenerodomo), granate (Aquila, Celano, Caramanico, Torricella Peligna); cicegranate (Popoli, Rivinsondoli), cutemajje (Pescocostanzo). I poveri ne chiedono per carità, e, tra i popolani, gli amici se lo scambiano. Mangiasi anche una minestra fatta con nove specie di talli (Chieti, Lanciano). Un po' di lessame si dà da mangiare anche agli animali domestici, specialmente a bovini, per preservarli dai serpi, dai tafani - "da li ciambine" (Atessa) -, e da ogni altra sorta di animali nocivi (Casoli).

Della "pignata" (mettere la pignata, é sinonimo di cucinare i legumi e, non di rado, pignata é minestra di legumi) del primo di Maggio si fa mangiare un po' alle bestie gravide ed alle galline (Vasto).

Il priore della Confraternita di S. Berardo, nella mattina del primo di maggio, manda a tutte le famiglie una scodellina di granati in memoria del miracolo col quale, in un anno di carestia, il santo preservò il paese dal flagello della fame. S. Berardo era di Colli. I collesi, ogni anno, fin dalla vigilia della festa, vanno in gran numero a Pescina, dove sono accolti cordialmente. Molti pescinesi, specialmente i ragazzi, escono ad incontrarli, e si fanno premura di portare fino alla chiesa i fardelli dei pellegrini, non solamente per fare atto di cortesia, ma perché il portatore del fardello diventa, con ciò, compare del pellegrino (Pescina).

Nel primo di Maggio: si devono da fare nove lavori (nove 'mmasciate), come nel Capo d'anno (S. Eusanio del Sangro).

Sia pure di domenica, si va in campagna a lavorare (Villa Santa Maria).

 
Tradizioni popolari abruzzesi